Matango -
Trama: Kenji Murai è rinchiuso nell’oscurità di una camera e racconta quello che gli è successo: tutti pensano che lui sia pazzo, dice, ma la sua storia è vera. In viaggio su uno yacht con una composita compagnia di persone, a causa del maltempo lo yacht ha perso la rotta. Dopo giorni in mare aperto, con le provviste che cominciano a scarseggiare, è avvistata un’isoletta sconosciuta. Purtroppo non sembra esservi cibo, tranne dei funghi strani e misteriosi. Trovano anche il relitto di una nave e, all’interno di una cabina, dei resti di animali mutanti. La fame si fa sentire e l’unica sarebbe nutrirsi dei funghi. Ma nell’intricata foresta forse c’è qualcuno.
Ispirato a un racconto (Una voce nela notte) di William Hope Hodgson (1877-1918), autore di molte storie horror affascinanti e sottilmente evocative spesso di ambiente marinaro, morto nella prima guerra mondiale mentre prestava servizio come tenente, è insieme aUomini H, il capolavoro di Honda. Ricco di sottili spunti psicologici e attento nel caratterizzare il profilo umano dei protagonisti, il film è immerso in un’ambientazione magica e morbosamente cupa che avvolge i personaggi (che dovrebbero resistere alla tentazione di mangiare i funghi, ma in una specie di grottesca parodia del Paradiso Terrestre, non riescono a evitarlo) trascinandoli in un incubo mutazionale che – proprio per l’utilizzo di un fungo quale elemento fondamentale – ricorda le sperimentazioni allucinogeniche di quegli anni e di quelli immediatamente successivi. Privo di speranza, se non quella che la mutazione sia un passo verso una perdizione accettabile, è un film che abbina una unicità concettuale a una suggestione visuale ugualmente particolare e bizzarra.
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