Padroni di casa -
Trama: Il famoso cantante Fausto Mieli (Gianni Morandi), lontano dalle scene musicali da tempo, vive con la moglie Moira (Valeria Bruni Tedeschi), gravemente malata e costretta sulla sedia a rotelle in un piccolo paese dell'appennino tosco-emiliano dove sta per tenere il primo concerto del grande rientro, nonostante i concittadini nutrano per lui sentimenti contrastanti. Poiché la sua casa ha bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione, Fausto si rivolge a Cosimo (Valerio Mastandrea) ed Elia (Elio Germano), due fratelli romani piastrellisti, goffi e inconsapevolmente arroganti. L'arrivo dei due nel paese, però, genera fastidio nei maschi locali che li vedono come due stranieri ma attira l'attenzione di Adriana (Francesca Rabbi) che vede in Elia l'occasione per andar via per sempre da quel posto isolato. Man mano che il concerto si avvicina, aumentano anche le tensioni tra Fausto e Moira e, quando Cosimo involontariamente assiste a qualcosa che non doveva vedere, le reazioni dei padroni di casa saranno inaspettate..... Provincia dispersa, Appennino Toscoemiliano, localismo ottuso da comunità chiusa, tensioni incestuose così trattenute da aspettare semplicemente un interruttore che le accenda, le incanali, le porti in superficie. Voglie di fuga adolescenziali e ancoraggi familiari; l’insofferenza degli adulti per i quali il bene (del) comune non corrisponde ai dettami della legge; la celebrità del luogo (Gianni Morandi, un cantante ritiratosi, pare, per amore della moglie disabile, Valeria Bruni Tedeschi) e l’affetto dei concittadini, dietro cui si nasconde odio. I sentimenti, qui, sono prima di tutto risentimenti. E la caccia è l’unica sublimazione della violenza, fino all’arrivo di un capro espiatorio, di un interruttore che incendia. L’altro, lo straniero. La presenza di Cosimo ed Elia, titolari di una piccola impresa edile in trasferta, è un eccesso ingestibile per un territorio umano dalle faglie così instabili: il sisma è l’ovvia conseguenza, un effetto domino che porta allo sbriciolamento della quotidiana ipocrisia del paesello, lo spettacolo del quieto vivere delle famiglie
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