Elephant -
Trama:
Nella tranquilla Portland la vita scorre monotona. In un giorno uguale a qualsiasi altro, nel locale liceo gli allievi si dedicano alle solite attività, ma la tragedia incombe...
Van Sant gira con i veri studenti, facendo coincidere la cronologia delle riprese e il tempo del film, e modificando progressivamente il copione. La vita quotidiana, i dialoghi banali, la routine: per la prima ora non accade nulla, la stessa mattinata è raccontata da differenti punti di vista e con lunghi piani-sequenza. Poi, l'esplosione di follia. Ma talmente coerente col mondo mostrato, che a quel punto i ragazzi stragisti potrebbero essere quasi tutti: l'occhialuta bibliotecaria, quello col padre alcolista, le tre ochette amorali, il pianista incuriosito dai nazi. Non si fraintenda: Van Sant non è un nichilista, amerebbe i suoi protagonisti col trasporto di un Pasolini, e perciò ne vede doppiamente l'orrore. Il suo sguardo gelido è la cosa più dolorosa e appassionante di un film che rifiuta ogni spiegazione socio-psicologica. Mostrarci l'elefante che sta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vuol vedere (è questo il senso del titolo), senza per forza dirci: ecco l'elefante. Giustamente premiato a Cannes (miglior film e miglior regia),"Elephant" ha la giusta distanza dalle cose e ridà un senso al concetto di cinema americano indipendente. Non a caso, è stato realizzato fuori da ogni major, per la Tv via cavo.
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