Descrizione articolo: Eva Ionesco e ha deciso di raccontare la sua storia. E dato che si tratta di una storia fotografica, Eva Ionesco ha scelto immagini in movimento e si è messa dietro a una macchina da presa. Uscito ieri nei cinema francesi, My Little Princess, doloroso debutto autobiografico, ha messo in fila sin dalle proiezioni del pomeriggio un pubblico soprattutto femminile e ultracinquantenne.
Nell’immaginario delle signore ansiose di entrare in sala erano ancora le fotografie barocche, inquietanti, erotiche, morbose di una artista oggi quasi ottantenne: Irina Ionesco, madre della regista, la quale nella metà degli anni 70 ebbe il suo momento di gloria. Soggetto privilegiato delle sue fotografie una bambina bionda e bellissima, spiata dai 5 ai 10 anni, ritratta come una bambola perversa, labbra rosse, occhi bistrati, spesso in reggicalze, quando non nuda a gambe spalancate.
Irina Ionesco divenne famosa così, grazie alle foto della sua “piccola principessa”: dapprima furono una forma d’arte piuttosto originale e molto apprezzata; poi, quando come tutte le cose passò di moda, la fotografa iniziò a vendere le foto di Eva a una rete di pedofili (cosa che fa ancora oggi dopo più di trent’anni, in Russia e in Asia).
«Se avessi raccontato tutta la verità il film sarebbe stato ancora più trash», dice la regista, la quale ha avuto la fortuna di avere Isabelle Huppert nel ruolo di Irina (Hanna nel film). Come Eva (Violetta nella finzione) c’è la straordinaria Anamaria Vartolomei, 12 anni, origini francorumene, proprio come la regista. All’inizio di My Little Princess Violetta è una bambina come tante e vive con la vecchia nonna rumena (si scoprirà che è la bisnonna, e che la madre Irina è nata da un incesto tra il marito della vecchia signora e sua figlia) in un condominio popolare. In uno dei portoni vicini abita l’eccentrica e biondissima madre la quale riceve in regalo dal suo amante pittore una macchina fotografica. La bimba adora questa madre assente e inarrivabile, quindi si presta a tutto pur di averla accanto.
“Tutto” è appunto la perversione, una infanzia rubata, commercializzata, sbattuta sulle prime pagine dei giornali. Dopo la morte della nonna Eva si ribellerà e, mentre nel film fa uno scippo e finisce in riformatorio, nella vera vita sarà ospitata a lungo dalla famiglia di Christian Louboutin, il “divino scarparo” delle suole rosse, al quale il film è dedicato. La madre verrà denunciata dai genitori dei compagni di scuola della bambina, la quale, divenuta adulta, è andata alla Biblioteque Nationale a cercare fotografie oscene che neanche ricordava di avere fatto. Ha denunciato la madre e la causa legale dura da anni. Sembra che poco prima dell’uscita del film Irina Ionesco abbia lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica della figlia: Eva, hai parlato. Ti arriveranno molte disgrazie, grandi disgrazie...
( Da un articolo di Laura Putti )
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