Io non ho paura -
Trama:
1978: Un'estate torrida, con le temperature più alte del secolo. Ad Acque Traverse, un paesino del Sud, la gente combatte il caldo rimanendo chiusa in casa. Solo un gruppo di ragazzini scorrazza per le vie per la campagna circostante. Fra loro c'è Michele, che nel corso di una scorribanda in una casa abbandonata scopre un terribile segreto: gli adulti del villaggio tengono un suo coetaneo segregato in un pozzo. Michele si intrattiene sempre più spesso con lui e gli porta cibo finché...
La pellicola "vede" con gli occhi dei due ragazzini, sente con le loro sensibilità, capisce al volo - come tutti i bambini capiscono - molto di più di quanto i grandi non credano. Ha la loro lealtà, la loro fragilità (un grande segreto in cambio di una macchinina, lo stesso segreto in cambio di una vera lezione di guida), la loro inconsciente generosità. Il grande merito di Salvatores, che ha tratto la storia dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammanniti e l'ha sceneggiata con lo stesso scrittore e con Francesca Marciano, è di aver fatto un film "ad altezza di bambino", di aver lasciato ai grandi (tutti i grandi) lo spazio che si meritano: orchi minacciosi, o stupidi, o - quasi sempre - vigliacchi. Mentre i bambini cosa sia la vigliaccheria non l'hanno ancora imparato.
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